Il faraone

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Morgan )O(
view post Posted on 15/7/2006, 13:52




Il faraone è il re dell'antico Egitto. Egli è strettamente legato agli dei, tanto da essere considerato l'incarnazione di Horo sulla Terra. In qualità di tramite tra l'umanità e gli dei, egli viene rappresentato sulle pareti e sui pilastri dei templi intento a rendere omaggio alle varie divinità. Non potendo essere presente in tutti i templi, il faraone delega dei sacerdoti che svolgono le funzioni di culto. Solo il faraone e nessun altro può decidere di edificare o ampliare i luoghi di culto.
La regalità del faraone rimarra immutata per oltre 3500 anni senza mai venire interrotta neanche durante le invasioni straniere, che approfittarono di questo significato religioso per appropriarsi del potere, sino all'avvento del Cristianesimo. La figura religiosa non fu nemmeno mai criticata, mentre esistono alcuni giudizi negativi riguardanti i faraoni, in particolare quelli dell'Epoca Tarda, ma anche illustri personaggi come Cheope e Pepi II. Tutta la società egizia ha quindi come punto di riferimento il faraone. La storia viene divisa in dinastie e l'arte viene adeguata ai gusti del faraone. Anche i vari strati sociali sono legati alla sua politica: si lavora per lui e da lui si ricevono i beni di sostentamento.
Al momento dell'incoronazione, il faraone si investe di cinque titoli:
il nome di Horo che identifica nel re l'incarnazione terrena del dio Horo. Il falco, l'animale con cui viene rappresentato Horo, insieme al leone e al toro, sono gli animali nei quali il faraone si identifica più spesso. Essendo Horo figlio di Osiride, a partire dalla V dinastia il re vede ampliarsi il significato di questa titolatura: dopo la morte il faraone diventa Osiride e così anche la sua figura di Horo.

Nesut-biti (n-sw-bit), che significa "re dell'Alto e del Basso Egitto" ricorda l'inizio della storia dell'Egitto. Nesut, rappresentato dal geroglifico del giunco, significa "Signore del Nord", mentre Biti, in geroglifico un'ape, è il "Signore del Sud". Il primo faraone ad aggiungere questo nome alla titolatura regale fu Den (I dinastia). A partire dal Medio Regno in questo titolo viene sempre racchiuso il nome del dio solare Ra. La scrittura in geroglifico è racchiusa dal cosiddetto cartiglio, un ovale che intende proteggere il nome del faraone dal male.

Nebti, ossia "le due signore". Con questo termine vengono indicate le due divinità protettrici dell'Alto e del Basso Egitto che sono rispettivamente Nekhbet (avvoltoio) e Uto (cobra). Non è raro che il faraone impersonifichi nella sua figura due dee femminili e contrapposte. Per gli antichi Egizi solo unendo le dualità si può ottenere il tutto. Così nella persona del re si trovano i fratelli eterni rivali Horo e Seth e le due metà dell'Egitto, l'Alto e il Basso Egitto. Questo nome fu adottato per primo da Semerkhet (II dinastia) e rappresenta, probabilmente, la carriera del sovrano prima dell'incoronazione.

il "nome d'oro" o "il nome dell'Horo d'oro" come usato in tempi più antichi. Questo titolo indica la natura di falco del faraone, ma anche la materia di cui sono fatti gli dei e le loro raffigurazioni. Il faraone era dunque la manifestazione terrena delle creature divine. Venne introdotto dal re Zoser.

Figlio di Ra. Questo era il nome attribuito alla nascita del sovrano che lo identificava come membro della famiglia reale. Il suo nome viene assimilato a molte divinità, ma solo nella titolatura ufficiale egli viene chiamato "il figlio di Ra". Nei vari appellativi assegnati al re si riconoscono le diverse aspettative di ogni epoca. Così i vari "Colui che fa vivere la verità e distrugge la menzogna" o "il Nilo d'Egitto che inonda il Paese con la sua perfezione" indicano ciò che il popolo si aspettava da quel faraone e non rappresentano assulutamente nulla della sua personalità. Vi sono ancora altri modi con cui viene nominato il faraone come ad esempio "Signore delle due terre", "Signore delle corone" e molti altri. Questa titolatura venne ufficializzata durante la V dinastia sotto Neferirkara. Anche questo nome, come il nome del Re dell'Alto e Basso Egitto, viene racchiuso nel cartiglio.

Ogni faraone dal momento dell'incoronazione si presenta come colui in grado di riportare l'ordine (Maat). Così egli avrà il compito di sconfiggere il male per tornare ad una rinnovata perfezione. E' per questo motivo che alcuni faraoni che non intrapresero alcuna campagna bellica venivano ugualmente ritratti in azioni militari.
Nei tempi più antichi il re era chiamato Neter-nefer. La definizione "faraone" entra nell'uso comune a partire dal Nuovo Regno. Significa letteralmente "La grande casa". L'origine del termine stava ad indicare il Palazzo Reale, mentre solo in un secondo tempo, con lo stesso appellativo, veniva identificato il faraone stesso.
Il modo con cui veniva raffigurato il faraone mostra parecchie affinità con gli dei. Infatti nelle raffigurazioni gli Egiziani venivano disegnati sempre ben rasati, mentre gli dei venivano disegnati con una barba cerimoniale ricurva nella sua estremità. I sovrani, dal canto loro, portavano una barba posticcia dritta che si trasformava in ricurva solo dopo la morte, quando cioè il re diveniva Osiride. Occorre notare che il solo dio Ptah veniva ritratto con la barba dritta tipica del re ancora in vita.
Per quanto riguardo gli abiti indossati dal faraone bisogna separare i vari periodi storici in quanto ogni periodo aveva le proprie caratteristiche. Nell'Antico Regno il re era solito indossare un gonnellino molto corto chiamato shendjut. Nel Nuovo Regno i sovrani preferiscono vestire una gonna lunga e liscia con una camicetta senza maniche. In occasione della festa Sed, il faraone indossa anche un corto manto piuttosto attillato.
Ciò che però contraddistingue indiscutibilmente la persona del faraone sono le corone. In antichità, quando ancora esisteva la suddivisione in Alto e Basso Egitto, esistevano due corone differenti.
La prima (hedjet) era bianca, di materiale morbido e con una forma molto particolare. La seconda (deshret) era di colore rosso con una calotta piatta decorata con un ricciolo.
L'unione tra le due corone dà origine alla corona (pshent) che identifica il faraone quale sovrano dell'Egitto unito.
Nel corso del Nuovo Regno i sovrani erano soliti preferire una corona azzurra di forma simile a quella di un elmo ed ornata da placchette metalliche. Questo tipo di corona è esclusiva del re, mentre le altre erano indossate anche dagli dei. In Epoca Tarda vengono introdotte corone piumate di vario genere decorate con corna e serpenti-urei. Molto spesso, al posto della corona, il faraone portava un copricapo anch'esso decorato con il serpente-ureo di forma rettangolare e fatto di stoffa.
Il serpente-ureo, secondo la credenza egizia, con il soffio di fuoco del suo veleno tiene lontane le forze nemiche dal faraone. Questo simbolo è ciò che contraddistingue il faraone dalle altre persone anche quando indossa solo la parrucca (in Egitto la parrucca veniva portata indistintamente da uomini e donne di tutte le classi sociali).
Fin dai tempi più antichi, all'altezza della cintura il sovrano portava annodata una coda taurina che mostra il legame con il toro. In occasione di funzioni sacerdotali tale coda viene sostituita da una pelle di pantera.
Le calzature regali sono spesso sandali come dimostrano i molti ritrovamenti tra cui la favolosa tomba di Tutankhamon.
Tra le insegne di potere più importanti che contraddistinguono il faraone vi sono senza dubbio l'antico bastone pastorale ricurvo e il flagello che, probabilmente, è uno scacciamosche.
La giornata del faraone era accuratamente programmata. Egli era circondato da un alone magico: se qualcuno si avvicinava a lui doveva farlo in proskynesis, ossia prostrato a baciare la terra. Il sacerdote Rawer, vissuto durante la V dinastia sotto il re Neferirkara, racconta nella sua tomba a Giza di essere stato accidentalmente urtato dalla mazza del re durante una cerimonia. Il faraone dovette dichiarare la casualità del gesto e, di conseguenza, l'impunibilità del sacerdote a cui così venne risparmiata la vita.
La persona che rappresenta il faraone si cala completamente nel ruolo. In questo modo l'arte viene influenzata a rappresentare il faraone non come è nella realtà, ma come figura ideale proprio per accentuare la sua unicità. Tutti i faraoni, come ad esempio Ramesse II che regnò per oltre 66 anni, venivano rappresentati sempre nella loro piena vigorosità giovanile anche a dispetto della loro età avanzata. Anche durante la fine della XII dinastia e durante il regno di Akhenaton, la figura del faraone, che non seguiva più i canoni classici, era il risultato di una diversa concezione di regalità.
Putroppo non esistono autobiografie di faraoni, ma solo due testi in cui il sovrano parla al figlio designata alla sua successione. Questi due testi sono l'Insegnamento di Merirkara e l'Insegnamento di Amenemhat I per il figlio Sesostri I. A Merirkara il padre parla della convivenza con nemici interni ed esterni al palazzo e consiglia di essere indulgente poichè pensa che l'uso della parola sia più convincente delle punizioni, mentre Amenmhat I descrive il tentativo di ucciderlo e le difficoltà incontrate per difendersi dai tradimenti dei suoi consiglieri. Altri testi direttamente collegabili ai faraoni sono alcune lettere trascritte nelle tombe o sulle stele dei funzionari. Tra queste si distiguono la lettera di Pepi II, che scrive al capo della spedizione in Nubia Herkhuf, e la lettera di Amenofi II al funzionario incaricato di trattare con i Nubiani. Documenti originali sono le tavolette cuneiformi di Tell El-Amarna del periodo di Amenofi III e Akhenaton.
Molte informazioni riguardanti l'aspetto fisico del faraone sono ricavate dall'esame delle mummie reali. Così si può affermare con certezza che Thutmosi III era alto 1.62 m ed aveva lineamenti delicati, Amenofi III tendeva all'obesità e, in età avanzata, era afflitto dal mal di denti, Siptah aveva dovuto superare una paralisi infantile che però gli aveva lasciato tracce evidenti e Ramesse V morì giovane a causa del vaiolo.
Esistono poi racconti che possono aiutare a comprendere la personalità del faraone. Un esempio è il racconto della battaglia di Kadesh del tempio di Abu Simbel dove Ramesse II viene raffigurato come il grande protagonista della lotta contro gli Ittiti. Grande personalità hanno avuto sicuramente Amenofi III e suo figlio Akhenaton, mentre altrettanto ben documentata è la storia di Ramesse IV: egli, che non era principe poichè la sua famiglia non era al potere, in seguito alla morte, forse non naturale, della regina Tausret e alla salita al trono del nonno Sethnakht, divenne faraone dopo la morte del padre Ramesse III. Sembra che sul nome del suo successore Ramesse III fu a lungo indeciso dando così vita a violente cospirazioni interne che sfociarono nell'assassinio del faraone. I colpevoli, che sostenevano la candidatura del principe Pentaur, furono scoperti e processati e così Ramesse IV potè salire sul trono. Il suo regno fu incentrato a combattere la corruzione e a consolidare la pace. Le scarse ricchezze di cui godeva l'Egitto di quel periodo permisero al faraone di portare a termine solo la propria tomba. Per quanto riguarda i faraoni dell'Antico Regno non vi sono sufficenti fonti per delineare con buona esattezza la personalità dei sovrani. Alcune opere successive come il papiro Westcar, Neferti e l'Insegnamento per Kagemni risalenti al Medio Regno, descrivono Snefru come un faraone buono che regnò nel segno della comprensione e dell'armonia. Di carattere completamente contrapposto era invece il figlio Cheope che viene descritto come un tiranno.
La sposa reale ricopriva un ruolo fondamentale nella successione al trono: da lei e dalla sua discendenza dipendeva la successione al trono e, in caso di assenza di un faraone in carica, aveva la possibilità di regnare quando l'erede era minorenne. Nella storia delle dinastie vi sono stati casi in cui al governo salì una donna che regnò stabilmente: Meritneith (I dinastia), Sebeknefrura (alla fine della XII dinastia), Hatshepsut (XVIII dinastia) e Tausret (alla fine della XIX dinastia).
Merneith regnò dopo la morte di Uagi, di cui era probabilmente la moglie, in attesa del compimento della maggiore età da parte di Den, che probabilmente era suo figlio. Si fece costruire due tombe reali, stele e statue. Ella però non si assunse il nome di Horo e non datò il suo periodo di reggenza così, per gli studiosi, non è da considerarsi faraone a tutti gli effetti.
Nefrusobek salì al trono dopo la morte del fratello Amenemhat IV che, probabilmente, non aveva eredi maschi. Vi sono molte testimonianze riguardanti la donna-faraone come un busto conservato al Louvre che la ritrae in abiti femminili ma con le insegne del faraone. Si definisce l'"Horo femminile" assumendo in questo modo tutte le caratteristiche del faraone maschio.
Hatshepsut è la più famosa regnante femminile d'Egitto. Durante i suoi anni di regno perse progressivamente i canoni femminili facendosi rappresentare come un uomo. Il suo regno durò più di 20 anni e fu caratterizzato dalla coreggenza con Thutmosi III.
Tausret, che era già regina e godeva quindi di grandi privilegi, regnò dopo la morte del figlio Siptah.
Dall'VIII al VI secolo a.C. venne introdotto la carica della "sposa divina". Esse regnavano in sostituzione del re e determinavano la successione al trono tramite l'adozione. Non si sposavano e aasumevano il titolo di spose del dio Amon. Pur non trattandosi di una effettiva regalità, esse investivano molte prerogative del faraone.
Il problema della successione fu risolto in vari modi: i re della XII dinastia del Medio Regno e i sovrano del Nuovo Regno adottarono il sistema della coreggenza dove il re ereditario si affiancava al faraone in carica in attesa di prenderne il posto. Durante il periodo ramesside a tale posizione veniva assegnato il titolo di "generalissimo". In altri periodi caratterizzati da dominazioni straniere la successione al re fu risolta in modi diversi: i Libi frammentarono il Paese in piccoli regni che venivano affidati a membri della famiglia regnante, mentre gli Etiopi facevano succedere al faraone in carica il fratello e, in seguito, il nipote. I Tolomei preferirono tornare al sistema della coreggenza affiancando preferibilmente al faraone una figura femminile. Nel complesso della storia egiziana il sistema che garantì i migliori risultati fu senza dubbio quello classico della successione tra padre e figlio. Secondo la tradizione nessuna generazione doveva essere saltata; così vi furono casi, come quello di Merenptah, dove il successore era il quattordicesimo figlio del predecessore Ramesse II. L'erede al trono era solitamente scelto tra i diretti discendenti della grande sposa. In assenza di figli il successore veniva scelto tra i figli delle altre spose. Nel caso in cui il faraone fosse morto prematuramente o, come nel caso di Akhenaton, avesse avuto solo figlie femmine, il successore veniva scelto tra i fratelli e i generi che venivano condsiderati come figli di sangue.
Nell'Antico Regno anche il ruolo di visir veniva ricoperto da un figlio del faraone, mentre le altre cariche amministrative erano affidate a membri della famiglia reale.
Nell'antico Egitto la designazione dell'erede non era prestabilita per cui tutti i figli del faraone venivano educati allo stesso modo. Tra essi veniva scelto l'erede del faraone, mentre gli altri ne divenivano i consiglieri. La stessa procedura veniva attuata per la successione degli alti funzionari. L'educazione degli eredi veniva data dalla scuola di Palazzo (Khep) dove la designazione dell'educatore rivestiva grande importanza. Era lo stesso faraone che decideva in base alla sua fiducia a chi affidare l'educazione dei figli. Alla base dell'insegnamento vi era la conoscenza della scrittura che consentiva l'apprendimento dei testi antichi. Era anche praticata l'educazione sportiva che comprendeva attività quali il tiro con l'arco, il nuoto e l'addestramento miltare in genere. Molto orgoglioso delle proprie prestazione fu Amenofi II, il "re sportivo", che lasciò testimonianze molto minuziose dei suoi risultati giudicati di molto superiori a quelli dei soldati del suo esercito.
La figura del faraone è caratterizzata da un aspetto umano e da uno divino. E' un uomo che riveste la funzione di un dio, è il tramite tra gli uomini e gli dei. Nella titolatura ufficiale il faraone è un dio oppure è figlio di un dio, mentre tra gli appellativi il faraone è l'immagine di un dio o è amato o favorito dagli dei. Il papiro di Westcar, del Medio Regno, narra della diretta discendenza dei re delle prime 5 dinastie dal dio solare Ra, mentre più tardi, come nel periodo ramesside, si definisce il faraone come figlio di Seth, che non ha figli, per l'affinità guerriera con lo stesso dio. Nell'insegnamento per Merikara si definiscono tutti gli uomini come immagine di dio. Così nella XIII dinastia prende piede la definizione "immagine vivente di Ra sulla terra", Amenofi III è per Amon-Ra "il mio figlio amato, generato dal mio corpo, la mia immagine, che io ho eletto sulla terra". Amenemhat III, nelle istruzioni lealiste viene definito come Sia, Ra, Hapi, Khnum, Montu, Bastet e Sekhmet per ricoprire i diversi aspetti del suo ruolo. I faraoni si fecero anche rappresentare come animali quali il toro, il leone ed il falco a cui se ne aggiunsero altri col passare del tempo. Chefren fu il primo a creare il mito del re protetto dal falco (raffigurazione di Horo), mito che durerà sino alla fine dell'epoca faraonica. Nectanebo I, oltre a condividere l'idea di Chefren, si fece addirittura chiamare "il Falco". Ramesse II si faceva spesso ritrarre con attributi del falco anche se, in questo caso, il faraone intendeva riferirsi al dio solare Ra-Harakhti. Il dio con il quale il faraone si fa maggiormente ritrarre è sicuramente Ra. Mentre nelle prime 3 dinastie è scarsamente documentato, a partire dalla IV dinastia Ra ricopre un ruolo sempre più importante. Molti faraoni assumeranno nomi ricavati da epiteti di Ra e, accanto alle proprie piramidi, edificheranno un sacrario dedicato allo stesso Ra. Con i testi delle piramidi, Ra diviene il dio dominante dell'aldilà. Amenofi III fu il primo ad identificarsi con Ra quando era ancora in vita. Finora, solo dopo la morte il faraone, che si trasformava in Osiride, diveniva un dio, ma, da questo momento in poi, il faraone verrà venerato come un dio anche mentre è in vita. Amenofi III farà costruire in Nubia due templi, quelli di Soleb e Sadeinga, dove era possibile adorare la sua persona e sua moglie, la regina Teie. Sulle stesse orme si allineeranno Tutankhamon (tempio di Faras) e Ramesse II (vari templi tra cui Abu Simbel). Il popolo credeva realmente che il faraone fosse un dio. Le guerre venivano ufficialmente intraprese solo per motivi di difesa.
A partire dal Medio Regno il re si proclama governatore di tutte le terre. Nel Nuovo Regno l'Egitto espande notevolmente il suo regno, conquistando regioni come Palestina, Siria, Libano e buona parte dell'odierno Sudan. L'ampliamento dei confini è da paragonare all'ampliamento dei templi e dgli edifici preesistenti che in Egitto era praticato da quasi tutti i sovrani. In fatti un faraone, che aveva il compito di portare qualcosa di nuovo al Paese, poteva anche semplicemente ampliare costruzioni già esistenti. Classico esempio di questa concezione è il tempio di Karnak che fu "ritoccato" dai vari faraoni per oltre 2000 anni. Sullo stesso piano si colloca l'abitudine a sostituire i cartigli dei predecessori con quelli del regnante in carica. Anche con questo sistema il re portava novità e quindi progresso. Durante il Nuovo Regno vi fu un continuo ampliamento e sviluppo delle tombe nella Valle dei Re che aumentavano di sale, di pilastri e di innovazioni nella realizzazione delle decorazioni e dei sarcofagi. L'evoluzione ebbe un punto di arresto all'inizio della XX dinastia. Le tombe, infatti, raggiunsero dimensioni tali che era impossibile progettarne di più grandi. Si ricorse perciò a stratagemmi come quello di Ramesse IV che dovette rinunciare ad alcune sale per poter usufruire di corridoi più ampli in modo da ottenere un risultato comunque apprezzabile.
Alla base della vita in Egitto c'è il Maat, ossia l'ordine secondo il quale viene assicurata l'armonia tra le cose. Il faraone deve farsi garante dell'ordine. Così le opere che egli farà costruire non dovranno turbare l'equilibrio della natura. In ambito sociale il rispetto del Maat assicura un equo giudizio per tutti senza distinzioni di alcun tipo. Il rispetto dell'ordine delle cose e dell'uguaglianza sociale non impedì al faraone di ergersi a figura differente dagli altri uomini. Ciò era permesso al faraone che, per ottenere tale riconoscimento, si appellava alla sua natura divina.
Il faraone non fu mai giudice, ma le punizioni non potevano eseguirsi senza il suo consenso.
Lo stesso faraone aveva la facoltà di nominare i grandi sacerdoti limitando così l'influenza del clero ed impedendo un rinnovo ereditario della carica.
La figura del faraone nella storia dell'antico Egitto ha sempre goduto di grandi privilegi senza però mai trasformare la propria politica in oppressione. L'Egitto è una delle più longeve civiltà che l'umanità abbia conosciuto e il grande fascino che esso esercitava ha coinvolto anche sovrani stranieri che salirono al governo durante i periodi di crisi. Nessuno di essi infatti tentò di trasformare le usanze di questo paese, ma, al contrario ne sposò le tradizioni facendosi così accettare più o meno di buon viso dal popolo. Esempi noti sono quelli di Alessandro Magno, dei Tolomei, dei regnanti etiopici che si fecero raffigurare sui templi intenti a portare doni agli dei. Tutta la storia egiziana fu condizionata dal rispetto del Maat di cui il faraone era il garante.
"Il faraone doveva agire sulla terra come dio creatore e vincere, attraverso la propria natura divina, l'imperfezione dell'uomo" - Sergio Donadoni (L'uomo egiziano).
 
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