La dimora dell'Eternità ©by Decalagon, Storia inventata

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Decalagon
view post Posted on 3/8/2006, 13:41




La dimora dell’eternità



Il tramonto rendeva la campagna egiziana simile ad un gioiello imbevuto del sangue di vita del giorno morente, riflettendo la sua tiepida luce sulle placide acque del Nilo, che scorreva lieto attraverso il deserto, sconfiggendo le aride sabbie con l’ardore di un guerriero infuriato. Le dune dorate risplendevano lontane dall’ultima luce, mentre i verdeggianti campi di grano e papiro costeggiavano le rive del grande fiume.
Poco lontano da quello splendore di uomo e natura, s’innalzavano gli imponenti bastioni di Tebe, città sacra di Amon l’invisibile. I mattoni crudi delle mura e dei merli parevano quasi emanare luce propria, tiepida e avvolgente come il disco di fuoco che lentamente s’immergeva nell’occidente.
Ed era in quell’atmosfera perduta nel sogno, che il suono di un liuto sovrastò il volo degli ibis, arrivando a carezzare con poetica dolcezza, le prime stelle che si affacciavano sulla terra d’Egitto. Una melodia di profonda tenerezza, triste come un ricordo annebbiato dal tempo; una melodia nata da corde pizzicate con delicata attenzione, e con malinconica lentezza.
Una giovane donna sedeva all’ombra d’un melograno, all’interno di una piccola oasi di palme dum al cui centro era situato un piccolo stagno d’acqua cristallina, dove alcuni fiori di loto crescevano nella tranquillità di quel piccolo paradiso.
La giovane donna portava una leggera tunica di lino semitrasparente che lasciava scoperte le spalle, stretta alla vita da una sottile catena d’argento. Due turchesi come pendenti, incastonati negli orecchini d’oro che le coronavano il viso velato da una sottile traccia di trucco. I suoi occhi erano ombreggiati di kohl, e la rendevano ancora più bella di quanto già non fosse. Gli zigomi alti, gli occhi leggermente a mandorla dall’espressione profonda e vivace appena nascosta dai lunghi capelli neri che le ricadevano delicatamente sulle spalle.
Nefertari, sicuramente la più bella tra le belle della corte di Menfi; possedeva tutta l’eleganza di una regina d’Egitto. Ella era destinata a ricoprire quell’incarico, benché avesse sempre desiderato dedicare la vita alla meditazione nel tempio della dea Hathor a Karnak.
In quel momento, la giovane soffocò i suoi pensieri intonando un canto funebre dedicato a Ra, che in quel momento stava per scomparire nel deserto assieme alla barca di luce del disco di fuoco.
Cantò rivolgendosi al cielo che lentamente cedeva il passo alla tenebra, lasciando che le sue parole scorressero sulla sua musica con l’armonia di un filo d’acqua che scorre nella roccia. Cantò, finché il nitrito di una coppia di cavalli da traino ed il fragore delle ruote d’un carro sovrastarono il suo liuto e le sue parole.
Nefertari si volse di scatto per vedere chi aveva osato interrompere il suo rito e per cacciare il molestatore, ma non appena posò i suoi occhi sul conducente del carro reale, sbalzato in oro, non riuscì a muovere le labbra. La prestanza del giovane guerriero irradiava luce quanto il sole allo zenit, ed i suoi lunghi ricci dorati potevano essere paragonati ai suoi raggi.
Il giovane portava sul capo una coroncina azzurra che risaltava il blu intenso dei suoi occhi, mentre il suo volto pareva scolpito dal pugno degli dei, tanta era la bellezza e la fermezza che il suo sguardo sprigionava. Dal fisico atletico e asciutto trasparivano fiorenti muscoli dovuti a ore di allenamenti e di disciplina militare; la sua sola presenza bastava ad imporre il rispetto per la Regola e a tranquillizzare gli animi.
Al collo portava una collana d’oro nubiano e di lapislazzuli, provenienti delle cave di Assuan. Sul petto nudo scivolava un amuleto di protezione raffigurante una sfinge.
Un lungo cingilombi da parata era stretto alla vita con un fermaglio d’alabastro e argento, mentre i sandali in pelle di serpente, seppur impolverati e graffiati per via del continuo uso, lo rendevano elegante e raffinato come un uomo di nobile stirpe.
- Ramses...- La voce di Nefertari mormorò il nome del suo sposo rispecchiandosi negli occhi di lui che s’avvicinava silenzioso.
Ramses, Faraone delle Due Terre, colui che sfidò il dio Seth e che lo vinse; l’uomo animato dal fuoco immortale del ka del Padre Amon.
Egli s’avvicinò a Nefertari senza dir nulla, sedendosi al suo fianco poggiando il capo sul suo seno, coperto dalla trasparente tunica di lino che lasciava intravedere le sue forme armoniose e delicate.
- Perdonami se ho interrotto le tue preghiere.-
Nefertari carezzò i capelli dell’amante rivolgendogli un sorriso.
- Non ho nulla da perdonarti, amore mio. Vederti è per me la gioia più grande.-
Ramses non disse nulla, limitandosi a ricambiare le carezze della sua amata lasciando scorrere la mano sulla pelle di lei, liscia e profumata come un fresco vento di primavera.
Il Faraone aveva ultimamente trascurato la sua sposa per via del lavoro a corte. L’amministrazione dello Stato sembrava rubare la vita al giovane monarca, sebbene fosse solo al secondo anno del suo regno.
- Mi sei mancata tanto, Nefertari. Non sai quante volte, in questi giorni, avrei ben volentieri rinunciato alla corona solo per passare con te una giornata felice nei giardini reali di Menfi.-
- Ti comprendo, Ramses, ma tu sei il Faraone, tu sei l’Egitto, ed il popolo è tuo seme. Senza il tuo verbo e senza il tuo nome, lo splendore della nostra terra sarebbe preda del caos e del male. Non puoi permettere che tutto questo accada solo per dedicarmi un momento; io non valgo un simile sacrificio. -
I due si scambiarono un lungo bacio all’ombra del melograno in fiore, rimanendo in silenzio per qualche istante, abbracciati l’uno stretto all’altra.
- Ti amo, Nefertari… - Ramses era rapito dalla sua bellezza, dalla sua morbidezza, dalla sua dolcezza; quella giovane donna aveva richiuso il suo cuore in un turbine di passione e d’amore con la sola forza del suo sguardo e con la sola tenerezza del suo animo.
Il Faraone le posò un leggero bacio sul collo, mentre la sentiva fremere sotto le sue labbra. Erano entrambi felici per quel momento passato in solitudine, lontani da palazzo e dai cortigiani ficcanaso che non facevano altro che spettegolare su ogni minima cosa che avveniva entro quelle mura. Lontani da tutto, ma con il cuore sempre fermamente ancorato in quella terra meravigliosa che era l’Egitto. Il loro spirito si nutriva della luce del sole e del vento del deserto. Il loro sangue era il Nilo, la loro carne la sabbia dorata delle dune. Il loro spirito, Maat, la Regola suprema.
Attorno a loro, la frescura della notte incombeva lentamente, man mano che la luce si affievoliva per lasciar spazio al candore delle stelle. Il sangue del tramonto aveva lasciato spazio al manto oscuro del regno della luna, imperlato delle fioche luci che brillavano sopra la loro terra.
Nefertari lasciò scivolare lentamente le spalline della sua tunica, raccogliendola a terra, mentre il suo sposo le baciava le labbra e le carezzava i seni con una morbidezza che le fece venire i brividi lungo la schiena.
Lei gli sciolse il cingilombi, e stretti in un caldo abbraccio, i loro corpi si unirono in quell’oasi che aveva ormai scolpito nelle loro menti un ricordo indelebile e magico come un bel sogno. In quel momento, dimenticarono di essere Faraone e regina, ma solo due innamorati nel fiore dei loro anni, pronti a dimostrare all’amante tutto l’affetto di cui disponevano.
L’Egitto, che terra meravigliosa.

Decalagon
 
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Iside*
view post Posted on 3/8/2006, 14:08




storia bellissima! complimenti deca
 
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Morgan )O(
view post Posted on 10/8/2006, 19:40




Davvero complimentoni Decalagon, la tua storia è bellissima... è intensa e molto molto bella, davvero!
Grazie per averla postata... ^_^
 
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Piri Reis
view post Posted on 26/2/2012, 16:15




:wub: bella storia...complimenti....
 
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3 replies since 3/8/2006, 13:41   250 views
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